La dem Valente dopo gli attacchi degli hater incel: “Non si deve rendere neutra la violenza”

“Il rischio che io personalmente vedo insieme a tante donne che hanno lavorato per le altre donne in questi anni, è di tornare addirittura indietro”. La senatrice Valeria Valente torna sulla questione dello sportello per uomini maltrattati in VI Municipio, l’unico di centrodestra, e sugli attacchi che ha ricevuto (addirittura un esposto) per aver detto che la violenza sulle donne non può essere equiparata a quella sugli uomini.
Senatrice, il suo post ha scatenato una bufera, soprattutto di uomini pronti a rivendicare il fatto che la violenza è neutra. Perché? Che idea si è fatta?
“C’è un rigurgito di un pezzo di uomini organizzati. Per fortuna ci sono anche tanti uomini che invece iniziano a capire, a mettersi in gioco, in discussione, a cambiare modo di stare nella relazione e di stare al mondo. Purtroppo però, sono ancora tantissimi gli uomini che invece tendono a reagire nel peggiore dei modi alla perdita di potere. Gli odiatori seriali in rete sono questo”.
C’è anche un esposto, presentato contro di lei per istigazione all’odio dall’avvocato Pisani.
"Dietro l'esposto c'è questa logica, la volontà di dire alle donne ‘vi dovete fermare, adesso basta’ e quindi vedo il rischio di mettere in discussione tutte le conquiste delle donne, addirittura di arrivare a portare le donne da vittime a carnefici”.
Facciamo chiarezza però: la violenza nei confronti degli uomini esiste secondo lei?
“Lo riconosco, ci mancherebbe altro. Come è possibile non riconoscere che gli uomini subiscono violenza? Perché noi non l'avremmo riconosciuto?”. Lo stalking ad esempio è una dinamica psicologica che molte volte ha a che fare con una forma di ossessione. Di incapacità nel gestire la rabbia. Ma di certo non è la reazione alla messa in discussione di un’identità che ha dominato per secoli. Non sono le donne ad averlo fatto, l’asimmetria del potere esiste ancora oggi ed è a vantaggio degli uomini”.
Chiarito questo, cos’è che la preoccupa dell’iniziativa del VI municipio?
“Il tema vero è che la violenza maschile contro le donne è una violenza specifica, cioè differente dagli altri tipi. Ed è importante riconoscere questa differenza. Quindi senza nulla togliere a tutte le altre violenze: la violenza maschile contro le donne è una violenza innanzitutto strutturale, sistemica, legata a modelli culturali e sociali. La logica di dominio, di sopraffazione, di controllo che se messa in discussione fa crollare un modo di stare al mondo, è una violenza che va solo a senso unico: dagli uomini verso le donne, non il contrario. Perché abbiamo riconosciuto nel tempo delle misure ad hoc che sono quelle messe in pratica dai centri antiviolenza? Proprio perché abbiamo riconosciuto riconosciuto una specificità. Se noi equipariamo la violenza sugli uomini e sulle donne, stiamo sostanzialmente neutralizzando quella specificità e alla fine arriveremo a strumenti neutri. Questo è pericoloso e torniamo totalmente indietro di 50 anni”.
Il fatto che nella delibera che istituisce lo sportello si parli di alienazione parentale la preoccupa?
"Sì, perché non solo la riconoscono come sindrome e sindrome non è, ma fanno un ‘salto di qualità’ sostenendo che non è solo nei confronti dei bambini ma è una violenza psicologica verso i padri. Il rischio è che le donne vengano addirittura trattate come carnefici, per cui se una donna va a denunciare le violenze e si separa, rischia di vedersi messa in discussione la sua responsabilità genitoriale e quindi sottratto il figlio, ma passa addirittura per quella violenta”.
I centri antiviolenza e le principali associazioni italiane che si occupano di violenza sulle donne hanno scritto una lettera di solidarietà nei suoi confronti. Se l’aspettava?
“Un affetto bellissimo, assolutamente inaspettato. Ma ci ho visto anche una valanga di adesioni a una lettura di un pericolo. Il loro è un appello per dire ‘uniamo le forze per fronteggiare questa deriva’. Come a dire: attenzione, noi ci opponiamo, ci opponiamo a questo tentativo di restaurare un sistema di potere”.
L’esposto dell’avvocato Pisani la preoccupa?
“Io sono anche un'avvocata, quindi confido nella magistratura che sa di che parliamo rispetto al fenomeno della violenza sulle donne. Vengo accusata di incitamento all'odio, ma quando mai io potrei incitare all'odio verso gli uomini? Per quale ragione? Io spingo perché si riscrivano gli equilibri di potere”.
La Repubblica